Dr. Ezio Capuzzo
Specialista in
ostetricia e ginecologia
Dirigente medico
ostetricia e ginecologia
Ospedale Civile - Alessandria
Sede di
Alessandria Via Venezia 37
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Ricerca anomalie cromosomiche su DNA fetale (TEST DNA FETALE) con
semplice prelievo di sangue materno (NIPT, non-invasive prenatal
testing)
E’ un test prenatale innovativo NON invasivo, che
analizza il DNA fetale presente nel sangue materno per valutare il
rischio che il feto sia affetto da Sindrome di Down (trisomia 21)
o da sindromi da microdelezione. Le microdelezioni si verificano
quando viene a mancare un piccolo frammento in un cromosoma e
causano specifiche sindromi genetiche nel bambino con gravi
effetti sulla sua salute come ritardo mentale, problemi
cardiovascolari, respiratori, della funzione immunitaria,
difficoltà di alimentazione e altri problemi che possono
richiedere cure immediate alla nascita. La più frequente di tali
gravi condizioni, la sindrome di DiGeorge, colpisce un bambino
ogni 2000 ed è pertanto più frequente della sindrome di Down nelle
donne che hanno meno di 29 anni. Per eseguire l’analisi del DNA
fetale su sangue materno, detta NIPT (non-invasive prenatal
testing, cioè test prenatale non invasivo) è sufficiente un
semplice prelievo di sangue che può essere eseguito dall’epoca di
gestazione di 9 settimane, cioè ben due/quattro settimane prima
rispetto al test di screening maggiormente diffuso, ovvero il test
combinato. Eseguendo precocemente il NIPT è dunque possibile
conoscerne il risultato ancora prima che sia ora di effettuare il
test combinato, disponendo altresì di informazioni aggiuntive che
il test combinato non è in grado di fornire (screening per le
sindromi da microdelezione) con significativo impatto sulla
tranquillità della gestante. Il NIPT è caratterizzato da una
sensibilità straordinariamente elevata, superiore al 99,9%, per
rilevare i casi di trisomia del cromosoma 21. Anche gli altri
indicatori di performance del test (specificità, valore predittivo
positivo e valore predittivo negativo) ne dimostrano
un’accuratezza superiore ai test di screening finora utilizzati.
Il NIPT è dunque indicato per chiunque abbia la necessità di
sottoporsi ad un test di screening non invasivo con una
sensibilità superiore a quella del test combinato del 1°
trimestre, oppure nei casi in cui il test combinato abbia fornito
un risultato ad alto rischio, o un rischio biochimico aumentato.
Nelle gravidanze ad alto rischio in cui la diagnosi prenatale
invasiva (amniocentesi e villocentesi) è controindicata per i
rischi di aborto e di parto prematuro connessi alla procedura,
l’analisi del DNA fetale su sangue materno trova la naturale
collocazione, fornendo una informazione quanto più possibile
precisa evitando rischi per il feto. In particolare le donne che
si sono rivolte alla procreazione assistita sono spesso in età
avanzata e hanno faticosamente ottenuto una gravidanza che
potrebbe essere l’ultima; per questo motivo non vogliono correre
il rischio di una diagnosi prenatale invasiva, quale
l’amniocentesi o la villocentesi. L’amniocentesi o la villocentesi
cosiddette “tradizionali” cioè per lo studio della mappa
cromosomica standard, infine, non forniscono alcuna informazione
circa la possibile presenza delle sindromi da microdelezione, a
differenza del NIPT che effettua lo screening per tali gravi e non
rare condizioni.
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